TAUTOLOGY OF WORDS IN DICTIONARIES

(sezione: Reification)

Ci sono due significati del termine tautologia: uno linguistico e uno logico.
In entrambi i casi il termine identifica frasi formate da due parti concettuali
dove la seconda dovrebbe rafforzare se non “spiegare” la prima, come in:
“L'unica cosa seria è di essere seri”
“In un dizionario troviamo la definizione di un termine oppure no”.
Conclusione: le tautologie sono sempre vere
perché ragionano circolarmente attorno agli argomenti o alle affermazioni che vorrebbero esprimere.
Ma se una parola per essere compresa rimanda a un'altra parola e questa a un'altra e così via ?
Dove sta il “vero” senso che regge il tutto?
Molte parole si autoreggono perché in linea di massima se ne intuisce il “senso”,
ma, quando si prova a definirle, si ricorre inevitabilmente ad altre parole,
una concatenazione che ci introduce in un labirinto bidimensionale senza una vera uscita.
A differenza della matematica e delle geometrie, il linguaggio non si basa su assiomi.
Non esistono frasi “zero” dalle quali partire per derivare le altre.
Esistono solo le regole della loro concatenazione sia grammaticale che logica come nei sillogismi,
ma queste regole nulla dicono sulla presunta verità o falsità delle premesse.
Apparentemente i dizionari hanno tutti un inizio e una fine,
ma solo perché è stato stabilito un ordine, un percorso alfabetico,
però le parole non sono collegate tra loro in questo modo.
Ciascuna parola e' definita da parole che rimandano ad altre e queste ad altre ancora .
In ambito artistico una riflessione su parole e significati,
è stata fatta da René Magritte con «Ceci n'est pas une pipe»
e da Emilo Isgrò con la cancellazione delle parole.
Il primo ha posto l'accento sulla triade significato, significante, referente.
Il secondo con l'oscuramente delle parole, ha messo in discussione, per riaffermarla,
la parola stessa e il pensiero che la sottende.
Chi invece ha voluto porre l'attenzione non tanto sul significato delle singole parole,
ma sul loro legame nel costruire frasi che diventano righe stampate nei libri è Maria Lai.
Nei suoi lavori le frasi si reificano in intrecci di fili cuciti su pagine di stoffa,
senza apparentemente inizio e fine, quasi a simbolizzare un ipotetico messaggio
aggrovigliato e inestricabile.





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